Torna all'indice del n° 9 - novembre 2001
Il governo Berlusconi deve
ancora
superare la prova
Gli
attentati di martedì 11 settembre hanno, almeno momentaneamente, levato le
castagne dal fuoco per Berlusconi. Hanno fatto dimenticare il colpo di forza
tentato da Berlusconi e Fini a Genova e miseramente fallito grazie alle grandi
proteste di piazza. Gli attentati hanno dato anche alla sinistra borghese, ai
partiti del centro-sinistra, un plausibile pretesto per lasciare cadere le loro
rimostranze per il colpo di forza tentato a Genova e le violenze delle squadre
del regime. Già prima degli attentati, essi avevano condannato la “violenza dei
dimostranti” e si erano dissociati dalle manifestazioni di piazza di protesta
contro il governo. Con questo avevano ridotto la loro opposizione alle
rimostranze in Parlamento dove Berlusconi ha una comoda maggioranza. Gli
attentati hanno eliminato anche questo fastidio delle schermaglie
istituzionali.
La
“guerra al terrorismo” lanciata da Bush presenta però a tutta la borghesia
italiana un vecchio problema che è diventato già oggetto delle contese tra i
gruppi in cui essa è divisa. Gli sviluppi della politica internazionale hanno
confermato e messo in rilievo la caratteristica specifica del nostro paese che
intralcia lÂ’azione anche del governo Berlusconi: la debolezza politica e
militare del paese. Non si tratta della favola dello “imperialismo straccione”
come si diceva un tempo, intendendo con ciò l’azione della borghesia
imperialista di un paese povero di risorse naturali. LÂ’evoluzione della
situazione ha dimostrato che le risorse naturali in termini di giacimenti
minerari e di terra in realtĂ contano poco (a questa stregua lÂ’imperialismo
giapponese dovrebbe essere piĂą straccione dellÂ’imperialismo italiano). La
caratteristica specifica del nostro paese è che la borghesia non è riuscita a
riunire il potere sovrano in un unico centro, avendo lasciato sopravvivere il
Vaticano e gli agrari feudali del sud e che quel poco che essa aveva fatto in
questo campo lo ha demolito proprio quel suo movimento che aveva fatto del
nazionalismo la sua bandiera, il fascismo. Nonostante le migliaia di soldati
inviati allÂ’estero (oramai sono quasi 10.000), il governo italiano non riesce a
farsi accettare come un potenza politica e militare perché non ha il potere
sovrano di una potenza. In questa situazione anche lo schieramento nella
“crociata al terrorismo” e le relazioni internazionali intrecciate alla sua
ombra sono diventate soprattutto un argomento di politica interna. Il governo
Berlusconi si è accodato agli ordini di Bush nella sua “crociata contro il
terrorismo”, senza chiedere in cambio neanche le informazioni sull’attentato di
piazza Fontana o sulla strage di Ustica (il processo si trascina nel silenzio a
Roma) e la fine di esercitazioni come quella del Cermis. Il Vaticano resta per
ora molto riservato, avendo fatto capire che ha poca fiducia nel governo
americano. Ha persino lasciato dichiarare da suoi esponenti che “tutti i
documenti originali sequestrati dagli inquirenti USA ai presunti terroristi
sembrano fatti apposta per far ricadere la colpa sull’Islam”. Ogni gruppo cerca
di rafforzarsi nella lotta contro gli altri acquisendo protezioni allÂ’estero.
Nonostante
questo nuovo capitolo di contesa, gli attentati potrebbero aiutare Berlusconi
anche a superare la prova dellÂ’autunno. Proseguendo la lotta per rafforzare il
suo governo e trasformarlo in regime, Berlusconi ha fatto molto per soddisfare
i suoi mandanti. Per convincere i padroni che da nessun governo potrebbero
ottenere i favori che ricevono dal suo, con una serie di provvedimenti ha
beneficato tutti i grandi gruppi imperialisti, mafiosi e clericali. Le riduzioni
fiscali della Tremonti bis, la ripresa degli appalti pubblici e delle tangenti
su grande scala del piano di lavori pubblici Lunardi, le agevolazioni per il
falso in bilancio e per i fallimenti di comodo, gli ostacoli frapposti alle
rogatorie internazionali, il condono dellÂ’evasione fiscale per i capitali
detenuti allÂ’estero, le facilitazioni al riciclaggio di denaro sporco,
lÂ’eliminazione delle imposte sulle grandi ereditĂ e donazioni, la
liberalizzazione dei contratti a termine sono i regali fatti dal governo nei
suoi primi 100 giorni.
Alla
Chiesa cattolica poi, per renderla convinta di aver trovato il suo nuovo “uomo
della Provvidenza”, ha fatto intravedere l’egemonia in campo scolastico e
ospedaliero e lÂ’esclusiva in campo assistenziale, ha concesso al Vaticano il
diritto di emettere euro, ha fornito ogni tipo di assistenza statale alle
attivitĂ del Vaticano. Ai gruppi razzisti ha dato la nuova legge antimmigrati.
Ai clan fascisti o semplicemente reazionari delle Forze Armate e dei corpi di
polizia e di repressione ha dato nuove leggi e leggine che allargano i loro
poteri e le ha beneficate nellÂ’opera di epurazione che il suo governo sta
alacremente portando avanti per assicurarsi la fedeltĂ della Pubblica
Amministrazione.
Certamente
con questi provvedimenti Berlusconi ha beneficato anche se stesso e gli amici
al suo seguito. Ma sarebbe sbagliato ritenere che questo sia stato lÂ’obiettivo
principale di Berlusconi.
Berlusconi
deve ancora affrontare lÂ’eliminazione o sterilizzazione dellÂ’articolo 18 dello
Statuto dei Lavoratori (giusta causa nei licenziamenti individuali) e la
confisca del TFR (liquidazione) a favore dei fondi pensione senza suscitare una
vasta e diffusa conflittualitĂ nelle aziende.
Con
il primo provvedimento i padroni creerebbero le condizioni legali per
perseguitare gli attivisti sindacali e politici o, secondo un altro progetto,
per dividere in ogni azienda gli anziani, tutelati almeno legalmente dalla
giusta causa, dai giovani non piĂą tutelati. Con la seconda i lavoratori
subirebbero una decurtazione del reddito disponibile dellÂ’ordine del 5 - 8 %
che passerebbe nelle mani dei re della finanza e di chi ne saprebbe
approfittare.
A questÂ’opera giĂ preventivata, dopo gli attentati di settembre si sono aggiunte le operazioni che si stanno facendo in tutti i paesi imperialisti in nome della “sicurezza contro il terrorismo”: rafforzamento degli organi della controrivoluzione preventiva, limitazioni legali e di fatto dei diritti individuali, persecuzioni particolari contro i lavoratori immigrati di razza araba o asiatica, licenziamenti massicci e precarizzazione dei rapporti di lavoro in nome della crisi economica, aumento degli stanziamenti pubblici per le Forze Armate e le forze di repressione. Ă