La Voce

Indice del La Voce n. 2


La Voce del (nuovo)Partito comunista italiano

                                               

80°anniversario

della fondazione della

Internazionale Comunista

 

anno I - luglio 99


Perché questa rivista

 

Questa rivista è fondata e diretta dalla Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano.

La rivista ha un duplice scopo:

1. promuovere la formazione di organizzazioni del (n)PCI, i cui delegati parteciperanno al congresso di fondazione del partito, appena si saranno create lecondizioni necessarie per tenerlo;

2. contribuire alla formulazione dei progetti di programma e di statuto del (n)PCI, progetti che saranno sottoposti al congresso di fondazione del partito che approverĂ  i testi definitivi, vincolanti per tutti i membri del partito.

La rivista esce ogni quattro mesi. Essa presenta il lavoro e i documenti della Commissione, i lavori e i contributi delle organizzazioni del partito che via via si costituiscono e i contributi di individui e di collettivi per il programma e lo statuto del (n)PCI.

La collaborazione alla rivista, la diffusione della rivista, la riproduzione della rivista, lo studio della rivista sono parte dei compiti fondamentali delle organizzazioni del nuovo partito. I legami che la collaborazione, la diffusione e lo studio collettivo comportano, costituiscono la rete più vasta delle relazioni organizzative clandestine del (n)PCI. Quindi la rivista è contemporaneamente uno strumento del lavoro teorico e uno strumento del lavoro organizzativo del partito.

Il rafforzamento della rivista è affidato ai compagni che costituiscono le organizzazioni del partito, ma anche ai collaboratori e ai simpatizzanti del partito, quindi a quanti ne sostengono e ne sosterranno la formazione.


Fai conoscere, riproduci, diffondi questa rivista, studiala e organizza gruppi di studio, raccogli le opinioni e le proposte dei compagni che la leggono per trasmetterle alla redazione appena se ne creerĂ  la possibilitĂ .


La societĂ  comunista si ordina in modo che ognuno contribuisca secondo le sue capacitĂ  al benessere di tutti e riceva secondo le sue necessitĂ  e il libero sviluppo di ciascuno sia la condizione per il libero sviluppo di tutti (manifesto del partito comunista, 1848).

Il primo passo verso il comunismo è il socialismo: una società in cui ognuno contribuisce secondo le sue capacità al benessere di tutti (ognuno svolge un lavoro socialmente utile) e riceve in proporzione alla quantità e alla qualità del suo lavoro (sono aboliti i redditi non da lavoro: profitti, interessi, rendite, affitti, speculazioni)

(critica al programma di Gotha, 1875).

Nella società capitalista maggiore è la libertà dei capitalisti di sfruttare i lavoratori, minore è la libertà dei lavoratori di non subire lo sfruttamento. Più la condizione dei lavoratori è precaria, più sicuri sono i capitalisti. Più l’orario di lavoro è elastico, più liberi sono i capitalisti. Più il salario è elastico più alti sono i profitti dei capitalisti. Non c’è da meravigliarsi che i capitalisti chiedano mercati del lavoro sempre meno rigidi e che spostino i loro capitali nei paesi dove sono loro più liberi di sfruttare e i lavoratori sono più sottomessi e più docili.


Il partito comunista

 

Il (nuovo) Partito Comunista Italiano deve essere un partito clandestino. La clandestinità è la condizione della sua indipendenza dalla borghesia, della continuità della sua attività, della sua capacità di esprimere compiutamente le aspirazioni delle masse popolari a eliminare il capitalismo e costruire una società comunista.

Il partito comunista deve far conoscere alle masse la sua esistenza: ciò infonde fiducia e crea le premesse indispensabili per la propaganda, l’attività organizzativa, il reclutamento, l’orientamento e l’agitazione. L’esistenza di un partito comunista che la borghesia non riesce né a distruggere né a corrompere rafforza la fiducia delle masse in sé stesse e nella causa del comunismo. Il partito comunista deve far conoscere la sua esistenza e contrastare la campagna della borghesia che ad ogni arresto proclamerà di avere eliminato definitivamente il partito.

Il partito comunista deve propagandare il suo programma, l’obiettivo per cui lotta e chiama le masse alla lotta. Perché le masse si uniscano attorno alla classe operaia e al suo partito comunista occorre che il partito faccia conoscere chiaramente e sulla scala più vasta possibile gli obiettivi per cui lotta e contrasti la campagna di confusione e di travisamento che la borghesia sicuramente metterà in opera.

Il partito comunista deve dare un orientamento giusto su tutte le vicende e situazioni importanti della vita delle masse e portare ovunque le parole dÂ’ordine che sintetizzano la strada che le masse devono prendere e gli obiettivi che devono perseguire. Deve contrastare le parole dÂ’ordine e la propaganda con cui la borghesia cerca di deviare il movimento delle masse.

Il partito comunista deve raccogliere, elaborare, tradurre in linea tutte le tendenze positive delle masse, deve promuovere le organizzazioni delle masse (fronte e forze armate) e fornire una giusta direzione per lottare contro la borghesia imperialista e trattare le contraddizioni interne alle masse. Deve contrastare le manovre della borghesia per dividere e contrapporre tra loro le masse.

Il partito comunista deve approfittare di ogni circostanza per infondere nelle masse fiducia nella loro capacitĂ  di unirsi e lottare, di vincere la borghesia imperialista e di costruire una societĂ  comunista.

 

Per riuscire a svolgere questi compiti verso le masse il partito comunista deve

- esistere: assicurare in ogni circostanza ed evenienza la sua continuitĂ , difenderla dalla polizia, dai provocatori, dagli infiltrati e dai traditori;

- essere capace di assimilare ed elaborare la teoria rivoluzionaria della societĂ  e del suo sviluppo, un metodo di conoscenza e di azione corrispondenti al carattere dialettico della realtĂ , un giusto orientamento in ogni circostanza e difendersi dallÂ’influenza della borghesia nel campo dellÂ’ideologia e della teoria;

- avere legami stretti e multiformi con le masse in modo da arrivare ovunque a dare e raccogliere: tramite le sue organizzazioni, i suoi membri, i suoi collaboratori e i suoi simpatizzanti, in modo da imparare a dirigere e valorizzare la spontaneitĂ  delle masse, imparare dalle masse senza farsi dirigere da esse;

- avere unÂ’intensa e ricca vita interna: organizzazioni del partito, principi, criteri e regole organizzativi, divisione dei compiti, formazione, reclutamento,

- dotarsi di tutti gli strumenti necessari alla sua vita e alla sua attivitĂ , non deve dipendere dalla borghesia per il compimento della sua attivitĂ .


LÂ’attivitĂ  combattente oggi deve contribuire alla ricostruzione del partito comunista, domani sotto la direzione del partito comunista darĂ  lÂ’apporto decisivo alla vittoria della nostra causa.

La sete di vendetta contro chi rovina la vita nostra e dei nostri compagni di classe, l’odio contro la borghesia imperialista e i suoi servi che commettono ingiustizie e soprusi d’ogni genere sono sentimenti essenziali e preziosi. Quando animano le masse e le portano all’azione, diventano una forza materiale irresistibile, cha cambia il mondo. Un partito comunista, un partito rivoluzionario che non apprezza e valorizza questo odio e questa sete di vendetta non è degno del suo nome. Un partito che non li apprezza e valorizza, non combatte veramente per guidare le masse a trasformare la loro condizione e comunque non riuscirà ad adempiere il suo compito. Dove non c’è odio per gli oppressori non c’è amore per gli oppressi, non c’è quell’amore di cui gli oppressi hanno bisogno per porre fine all’oppressione (l’amore dei filantropi, delle suore di carità e delle ONG lascia il tempo che trova, ribadisce le catene che legano gli oppressi alla loro condizione e gli oppressori stessi lo usano per questo scopo).

Ma bastano per la vittoria la sete di vendetta e lÂ’odio che animano gli oppressi e li spingono allÂ’azione?

Per porre fine al capitalismo occorre che le classi oppresse si uniscano, che diventino una forza combattente, che creino una direzione capace di guidarle di fase in fase fino alla vittoria. Solo se creiamo un partito comunista, un esercito rivoluzionario e un fronte di tutte le classi e le forze rivoluzionarie diretti dal partito comunista, la sete di vendetta e lÂ’odio si trasformano in una forza costruttrice che contribuisce alla vittoria sul capitalismo e alla costruzione della societĂ  comunista.


I dietrologi dicono e diranno che gli autori dellÂ’uccisione di DÂ’Antona sono stati gli uomini della CIA, del KGB, o di uno dei tanti “servizi deviati”. In effetti la politica borghese è fatta di ricatti, intrighi, complotti, esecuzioni: i gruppi imperialisti conducono una guerra civile strisciante lÂ’un contro lÂ’altro, senza risparmio di colpi e di mezzi. La provocazione è unÂ’arma che da tempo fa parte dellÂ’arsenale della controrivoluzione preventiva. La mancanza del partito comunista e della sua direzione sullÂ’attivitĂ  combattente lascia campo facile a mille congetture e illazioni, Molti gruppi borghesi possono trarre  e cercheranno di trarre vantaggio da questa azione (per fare un esempio: Berlusconi, DellÂ’Utri e le altre “vittime” della guerra di Mafia e di Mani Pulite dopo DÂ’Antona sono piĂą tranquilli).

Resta tuttavia il fatto inoppugnabile che l’uccisione di D’Antona e le altre meno clamorose azioni combattenti che vengono condotte nel paese hanno messo in luce che la borghesia e i suoi funzionari possono essere colpiti dovunque e in quansiasi momento. Hanno destato nella borghesia la paura e nelle masse la speranza che il successo conseguito dalla borghesia negli anni ‘80 non ha estinto per sempre il fuoco della ribellione. E in effetti esso cova sotto la cenere dello sfruttamento, dell’oppressione e delle angherie (che la vittoria borghese degli anni ‘80 non ha eliminato, ma anzi accentuato) del regime borghese e del progredire della sua crisi generale ed esplode ora qua ora là, finché si saranno create le condizioni necessarie perché divampi.

Esse mettono inoltre in luce il fatto inoppugnabile che le forze rivoluzionarie possono colpire la borghesia e i suoi funzionari dovunque e in qualunque momento, malgrado essa moltiplichi le misure di sicurezza e le guardie del corpo.

Ovviamente al successo della nostra causa non basta colpire ora qui ora lĂ . Noi abbiamo bisogno di ricostruire il partito comunista e poi di portare la classe operaia a conquistare il potere. In questa fase ci serve colpire solo per raccogliere le forze e accumularle.


Massimo DÂ’Antona:

rovesciamento del destino.

Voleva “rottamare” i lavoratori,

invece hanno “rottamato” lui!

(marziale, 20 maggio ‘99)


Inflazione: ultime notizie.

Il costo del pollo è quasi stabile.

In compenso la qualità è sempre più di merda.


Il nostro compito in questa fase non si riassume in “destabilizzare l’attuale regime della borghesia imperialista”. Questo regime è già traballante e di per se stesso lo diviene ogni giorno di più. Il nostro compito è costruire il centro di una nuova unità delle masse popolari sotto la direzione della classe operaia e raccogliere forze rivoluzionarie, formarle alla lotta nell’unico modo possibile cioè lottando e accumularle.

I regimi attuali della borghesia imperialista e il sistema delle loro relazioni internazionali diventano giorno dopo giorno per le loro contraddizioni interne sempre piĂą precari e piĂą deboli. Questo crea un vuoto di direzione e di potere che sarĂ  occupato o dal partito comunista della classe operaia e dal nuovo sistema di potere della classe operaia (partito-fronte-forze armate) o dalle forze imperialiste promotrici della mobilitazione reazionaria delle masse.

Il partito comunista della classe operaia che vive libero dal controllo della borghesia imperialista esercita un’influenza sul movimento politico della società già per il semplice fatto della sua esistenza. Costruire il partito comunista e salvaguardare la sua libera esistenza è la chiave per il successo della lotta per il comunismo.

A ciò devono lavorare tutte le FSRS, anche le forze combattenti.


Come è che le masse distinguono le azioni antipadronali di una forza combattente rivoluzionaria dalle provocazioni antipopolari dei padroni e dalle esecuzioni che fanno parte della guerra civile strisciante in corso tra gruppi imperialisti (guerra di mafia, criminalità organizzata, guerre tra corpi armati padronali non ufficiali)? La borghesia ha adottato sistematicamente come attività controrivoluzionaria l’effettuazione di provocazioni sanguinose che vengono attribuite alle forze rivoluzionarie, la storia contemporanea è piena di esempi. La lotta che il partito comunista conduce contro la borghesia imperialista è una lotta per conquistare il cuore delle masse, per risvegliare le masse, organizzarle e sprigionarne la creatività e l’energia rivoluzionaria. La borghesia non esita a ricorrere a crimini d’ogni genere per contrastarla. Non è possibile escludere in assoluto le provocazioni della borghesia, compiute appositamente per alienare le masse dalle forze rivoluzionarie.

Ma il criterio principale di cui devono farsi carico il partito comunista e ogni forza combattente è che ogni azione combattente sia coerente con la linea e le campagne del partito comunista e appoggi lo sviluppo politico e organizzativo delle forze rivoluzionarie delle masse popolari dirette dal partito comunista.


Costruire organizzazioni del (nuovo)Partito comunista italiano. Imparare criteri e tecniche del lavoro clandestino.

 


La seconda crisi generale del capitalismo e la nuova ondata della rivoluzione proletaria

 

La crisi generale del capitalismo nasce dalla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, si trasforma in crisi culturale e in crisi politica e trova la sua soluzione attraverso la lotta politica. In cosa consiste la crisi politica? I regimi esistenti della borghesia imperialista diventano instabili, precari. La borghesia non può più continuare a dirigere la società nella vecchia maniera e con le vecchie istituzioni e concezioni (che fino a ieri avevano funzionato a dovere). Le classi oppresse non possono più continuare nella vecchia loro vita e non sono disposte ad accettare i sacrifici che la crisi obbliga la borghesia ad imporre. Questa è la crisi politica che Lenin chiama anche “situazione rivoluzionaria” e Mao “situazione rivoluzionaria in sviluppo”. Ma il vecchio regime non crolla, non cade come un edificio marcio. Il regime zarista venne sostituito dal regime sovietico con la Rivoluzione d’Ottobre. Il vecchio regime della borghesia imperialista in Italia venne spazzato via nel 1922 dal fascismo di Mussolini, negli USA nel 1932 dal New Deal di Roosevelt, in Germania nel 1933 dal nazifascismo di Hitler. Il vecchio regime indebolito e incapace di difendersi efficacemente, vittoriosamente (a causa della crisi che lo corrode), viene eliminato e sostituito o dalla dittatura del proletariato (la classe operaia alla testa del resto del proletariato e anche del resto delle masse popolari spezza la resistenza della borghesia e instaura il suo potere) o da un regime borghese più progredito e più controrivoluzionario instaurato da qualche gruppo imperalista che ha saputo mettersi alla testa della mobilitazione delle masse generata dalla crisi stessa e farla sviluppare e crescere come mobilitazione reazionaria. La forma inevitabile di ogni mobilitazione reazionaria delle masse è la guerra di una parte delle masse contro un’altra parte: solo prevalendo su un’altra parte essa può instaurare un nuovo regime borghese. In conclusione il vecchio regime borghese, in crisi, reso precario e instabile dal progredire della crisi generale (quindi principalmente non dai colpi inferti al regime dalle forze rivoluzionama inevitabile di ogni mobilitazione reazionaria delle masse è la guerra di una parte delle masse contro unÂ’altra parte: solo prevalendo su unÂ’altra parte essa può instaurare un nuovo regime borghese. In conclusione il vecchio regime borghese, in crisi, reso precario e instabile dal progredire della crisi generale (quindi principalmente non dai colpi inferti al regime dalle forze rivoluziona